
Anima Inglese, Cuore Italiano, Stile Americano
La storia della "Special transatlantica "
Presentata allo stand dell'Associazione Rotariana Automobili Classiche (ARACI), questa vettura è un esemplare unico, una "Special" da corsa la cui storia unisce tre diverse culture automobilistiche in un capolavoro di ingegno e passione.
La storia di questa macchina è un affascinante intreccio di eventi, luoghi e persone, tutto inizia con un nobile telaio di un Kieft inglese del 1953, quello di una LDA 5, una vettura da corsa che si fece onore in Europa con la scuderia "The Monkey Stable".
Corse a Silverstone e trionfò nella sua categoria a Lisbona, ma il suo destino prese una piega inaspettata, durante il trasporto verso il Nürburgring, subì un grave incidente che mise fine alla sua carriera europea.

La rinascita americana
Quel telaio danneggiato, anziché finire rottamato, attraversò l'oceano, nel 1959 approdò a Cleveland, nell'officina di un meccanico e pilota di nome Bo Miske, che correva con le Alfa Romeo, il caso volle che Miske avesse appena distrutto la sua Alfa Romeo "Veloce" in una gara a Put-in-Bay, sui laghi del Michigan, con la meccanica italiana ancora buona e un telaio inglese a disposizione, nacque un'idea geniale.
Bo Miske decise di costruirsi da solo la sua auto da corsa, prese il telaio della Kieft LDA 5,lo modificò radicalmente per adattarlo alla meccanica Alfa e per la carrozzeria si ispirò a un'icona americana: la Corvette Stingray.

Il risultato fu una linea filante e aggressiva, realizzata completamente in alluminio dal carrozziere Bob Webb a Indianapolis nel 1960.
Sotto quella pelle, pulsava un cuore Alfa Romeo: il motore 1300 della "Veloce" (sigla 1315), un cambio a 5 marce della versione SS e un differenziale autobloccante.
Con questa configurazione, l'auto gareggiò nel campionato NASCAR dal 1960 al 1963, nella classe FM (Foreign Modified) 1300-1600, per poi partecipare a celebri competizioni come la gara di Nassau e diverse cronoscalate (Hill Climbs).

Il ritrovamento ed il restauro "chirurgico"
Dopo anni di oblio, la storia riprende in Italia, "sei anni fa, un mio cugino in Arizona mi segnalò questo rudere," racconta l'attuale proprietario, un socio ARACI, con un po' di fatica siamo riusciti a portarla in Italia ed è cominciato un lungo restauro".
Un restauro che si è rivelato un'impresa complessa, quasi un'operazione a cuore aperto, "purtroppo il telaio presentava delle aree ammalorate e si era completamente imbarcato," spiega il proprietario, "ma io sono un chirurgo, e alla fine abbiamo fatto una vera e propria operazione chirurgica".

Con pazienza e precisione, ha sezionato e rimosso le parti corrose, ricostruendole fedelmente con gli stessi materiali e diametri dell'originale, salvando tutto il salvabile, un lavoro che dura ormai da più di cinque anni.

Sotto il cofano: un cuore potente
Il motore stesso è un pezzo di storia, si tratta di uno dei primi Alfa Romeo 1300, portato a una cilindrata di 1472 cc utilizzando canne da 1600, creando così un raro "motore quadro" (alesaggio 78mm, corsa 76mm).

La vera chicca, però, è il compressore volumetrico S. CO. T., la cosa sorprendente è che fu costruito a Cleveland da un'azienda italiana, la "Società Compressori Torino", che aveva aperto una filiale negli Stati Uniti per vendere i suoi prodotti.
A completare il tutto, un carburatore in grado di funzionare correttamente con questa configurazione.

La promessa per il futuro
Il lavoro non è ancora finito, l'auto oggi mostra i segni di rozzi interventi subiti negli anni '70, ma l'obiettivo è chiaro: "La riporteremo esattamente come Bo Miske l'aveva pensata nel 1960," afferma il proprietario.
"Speriamo di presentarla in una veste migliore da qui a un paio d'anni, cercando di salvare il più possibile questa bellissima carrozzeria in alluminio e lasciando intatto il sapore del tempo, che è la cosa più bella che si possa trovare quando un'auto ha veramente percorso la storia".

Articolo di Riccardo Fois
Un ringraziamento speciale all'Associazione Rotariana Automobili Classiche (ARACI) per la disponibilità.
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